Disturbi Alimentari: 5 segnali da non sottovalutare | Se li noti in tuo figlio consulta un medico

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Disturbi alimentari, i 5 segnali nascosti: genitori e familiari possono riconoscerli e intervenire in tempo.
Un genitore conosce bene i gesti, le abitudini e i ritmi quotidiani di suo figlio. Quando qualcosa cambia, anche in modo sottile, è naturale percepirlo. Saltare i pasti, chiudersi in camera o mostrarsi improvvisamente irritabili possono sembrare atteggiamenti passeggeri, ma talvolta nascondono segnali più profondi.
Non sempre questi comportamenti vengono compresi subito. Spesso si tende a pensare che siano fasi tipiche dell’adolescenza o semplici ribellioni. Capire quando un atteggiamento è parte della crescita e quando, invece, diventa motivo di preoccupazione è la vera sfida per chi osserva da vicino.
Ci sono ragazzi che preferiscono mangiare da soli, altri che iniziano a parlare con insistenza del proprio corpo, altri ancora che trovano scuse per evitare i pasti. Sono dettagli che, messi insieme, delineano un quadro che merita attenzione. Ignorarli o liquidarli come “capricci” rischia di allontanare il momento in cui si può intervenire.
Il primo ostacolo è spesso la reazione difensiva. Chiedere “Come stai?” o “Hai notato che ultimamente sei diverso?” può ricevere come risposta chiusura o fastidio. Proprio questi atteggiamenti, però, diventano a volte il segnale più evidente che qualcosa non va.
Quando i segnali non vanno ignorati
Secondo il dott. Giuseppe Magistrale, responsabile clinico del Centro Lilac, i genitori sono spesso i primi a intuire la presenza di un disturbo alimentare. Non si tratta solo di ciò che un figlio mangia o rifiuta di mangiare, ma anche di come vive il rapporto con sé stesso, con gli altri e con il proprio corpo.
Come ricorda la fonte internationaleatingdisorders.org, la difensività è uno dei campanelli d’allarme più forti. Un figlio che reagisce con rabbia, nervosismo o chiusura a una conversazione sul suo comportamento, spesso sta nascondendo un disagio che non riesce a esprimere.

Il ruolo decisivo della famiglia
Riconoscere i segnali è solo l’inizio. Affrontare la questione con calma e senza giudizi è la parte più delicata: serve trasformare l’osservazione in dialogo, senza etichette né accuse. Una frase semplice come “Ho notato che qualcosa è cambiato, ti va di parlarne?” può aprire una porta che sembrava chiusa.
Se un genitore si trova davanti a un muro di silenzi o giustificazioni, non deve scoraggiarsi. L’ascolto, la presenza costante e il ricorso a professionisti qualificati sono i passi che permettono di trasformare un momento di difficoltà in un percorso verso il recupero.